Vecchie fotografie della scuola superiore. Le avevo viste e riviste anche nel secolo scorso, poi in questo nuovo secolo ho avuto voglia di prenderle in mano e scrutarle bene, magari con una lente, ma in fondo poi, non ne ho avuto bisogno.
I grembiuli neri, lunghi fino al ginocchio, coprivano le nostre minigonne. Non li avremmo voluti indossare, ma erano le regole di quel tempo.
Nella prima foto c’è una lavagna con la scritta 1967-1968 e accanto ai miei compagni Lei, la terribile professoressa di matematica, fra l’altro giovanissima, ma chissà perché le insegnanti di questa materia sono tutte severe, aspre e per niente disponibili alla comprensione.
Si vede che per amare la matematica, per forza, bisogna avere quella struttura ossea lì, ovvero: dura.
La lavagna mi ha fatto un po’ paura, ma poi vedendo il volto dei miei compagni, che mi hanno accompagnata in seguito, salvo quelli che si sono persi per la strada, perché hanno rinunciato, osservandoli appunto, mi sono messa a ridere, anche perché qualche anno fa abbiamo
organizzato una festa alla quale hanno partecipato in diversi e ovviamente siamo tutti arrivati all’appuntamento con la fotografia della scuola.
Quaranta anni sono metà della vita e il tempo in questo periodo ci ha fatto compagnia e ci ha mutati, ma io quando sono arrivata all’incontro, ho riconosciuto tutti. Perché più dei volti rammentavo i
loro atteggiamenti, di qualcuno addirittura ricordavo la camminatura, la risata, la piega del sorriso.
Certo, se li avessi incontrati per strada, forse non li avrei riconosciuti, ma nel luogo dell’appuntamento tutto è avvenuto facilmente e con tanto sincero calore.
Se dovessi descrivere un “sapore” di quegli anni scolastici, lo potrei definire “agrodolce”, ma credo che per tutti sia così. Non ho una memoria visiva, né tantomeno ferrea, anzi, direi che peggiora col
tempo, piuttosto direi che esiste una cellula nel mio cervello, in cui sono custoditi e protetti quegli anni di pianti, di risate, di formazione, in cui ci affacciavamo timidamente alla vita, curiose di
indovinare, sognare, il nostro futuro…
Riflettevo sulla diversità dei secoli. Una volta le mie sensazioni erano custodite in un diario scrupolosamente scritto in stenografia, ed oggi sono riportate alla luce su un sito letterario. Eppure credo di essere la stessa persona, sicuramente rafforzata, invecchiata, maturata, ma con quella cellula in prima fila che temo neanche un killer come l’Alzheimer la possa far fuori, dal momento che la
perdita di memoria, purtroppo quando avviene, cancella il presente, e fa riaffiorare il passato.
Comunque al momento siamo tutti di questa terra e in buona salute e al massimo ci diciamo: ma ti ricordi com’ero magra?
…Scusa, dove sta la differenza? Abbiamo sempre dato importanza alla qualità, non alla quantità,
ricordi…?
Divertente l’idea del passare del secolo…
questo tempo di cui siamo prigionieri e in cui fluttuiamo con ricordi, sensazioni, immagini più o meno lontane che si sovrappongono e ci riportano ad anni in cui accadeva quello di cui siamo testimoni…
un’epoca bellissima il Novecento, perchè è successo tutto e noi c’eravamo.
Non mi spaventano gli anni che passano, mi terrorizzano i cretini che permangono nelle loro convinzioni nonostante il passare degli anni…
ciao
anna
Cara Sandra, che bel pezzo di vita hai raccontato, i ricordi di scuola… Sono i più belli e anche i più amari, quelli che ci hanno formato. Anche la mia prof. di matematica era tremenda (o forse era la matematica che non mi andava giù) comunque è un periodo della mia vita che ricordo sempre con un sorriso, che mi accompagnerà per tutto il giorno. Grazie, e Bravissima, come sempre. Un abbraccio da Betta
X Anna e Betta:
grazie per aver condiviso con la lettura ed i vostri commenti, questo pezzo di vita.
Secondo me però, é nella – chiusa – l’essenza del racconto.
Un saluto.
sandra
Hai ragione, la memoria, è il nostro scrigno, dove si racchiude il senso di tutta la nostra vita, i nostri ricordi più cari, le cose più importanti e le cose apparentemente più banali, e nessuno può cancellarli, possono passare gli anni e cambiare le situazioni e visi attorno a noi, ma quello che siamo stati, i sogni che abbiamo avuto, le lotte che abbiamo fatto per esserci, nessuno li può cancellare. Scusami per il commento di prima, effettivamente un po’ superficiale, ma quando ho letto scuola, sono tornata indietro negli anni e mi sono persa. Ti abbraccio. Sei proprio brava Sandra. Ciao da Betta
Ricordi, ricordi, ricordi che bello ricordare i momenti felici e spensierati della scuola!!!!
Paure per le interrogazioni, arrabbiature dei professori per i primi scioperi e assemblee , risate, scherzi tra compagni forse anche un po’ di nostalgia per come si affrontava la vita, sempre con allegria, senza mai pensare alle conseguenze.
Bellissimo racconto Sandra come sempre hai colpito nel segno, sensazioni sicuramente che mi sembra di rivivere. Brava come sempre
X Betta
Carissima, la superficialità non ti appartiene.
Grazie.
X Elisabetta
Grazie per esseri fermata e per il tuo commento.
I ricordi, il passato, sono la nostra formazione, quelli che ci hanno fatto crescere ed il risultato di oggi.
Un saluto.
Sandra
Complimenti Sandra, per il tuo racconto.
I ricordi sono il vero nostro tesoro, ci aiutano a crescere e ci accompagnano tutta la vita.
Brava.
Grazie anche a te Lucia. Si, i ricordi ci accompagnano tutta la vita, sono la nostra formazione ed il nostro “io”.
Un abbraccio.
sandra
Bello, bello davvero, e soprattutto emozionante… Io ho 18 anni e spero vivamente di ritrovarmi anche io a 40 e ritrovare, nella mia mente, i fantastici momenti e i ricordi che la vita mi sta regalando in questo periodo così volubile della mia vita… Grazie di queste parole, hai dato veramente un senso a quello che può essere una vita vissuta, non legata semplicemente all’essenza di esistere.
Marco.
Caro Marco, dai miei 18 anni ho percorso un lungo cammino, ho conservato tanti ricordi ed ogni tanto li vado pure ad accarezzare ricavandone una dolce tenera malinconia.
Se ti ho emozionato ed ho dato un senso a quello che può essere una vita vissuta, il regalo, me lo hai fatto tu a scrivere ciò.
Grazie.
Sandra