Mr. Peter Grant, uomo elegante, sportivo, ancora piacente alla soglia dei suoi sessant’anni, girava fra le stanze tinteggiate di bianco, con l’odore ancora fresco di vernice, nella sua nuova abitazione, un terra-tetto a schiera, momentaneamente con il verde intorno giovanissimo e dunque poco folto, piccoli alberi appena piantati in quella futura oasi di verde.

La sua compagna Adeline, bella donna, un po’ sofisticata sui cinquantacinque anni, si stava lamentando per le pulizie delle grandi vetrate ancora da fare.

Il camion dei mobili sarebbe arrivato di lì a poco, ed anche l’impresa che avrebbe dovuto sistemarli.

Mr. Grant aveva una vera passione per le statue di pietra. Possedeva molti busti di donna, ma anche statue, tutte rappresentanti figure femminili, intere. La sua passione per l’altro sesso era più che evidente.

Passeggiando per le stanze ancora semi vuote, dal piano superiore vide attraverso la grande vetrata, la sua dirimpettaia, una donna straniera perché dalla pelle molto scura, probabilmente brasiliana, prosperosa e sorridente che lo salutò calorosamente. Decise che l’ambiente era piuttosto piacevole e allettante.

Quando arrivò il camion, tutti i mobili furono scaricati e ci fu una gran confusione e via vai di gente.

Adeline disse a Peter che occorreva chiamare l’impresa di pulizie, perché da sola, in tutto quel macello non ce l’avrebbe fatta, né ne aveva voglia, d’altronde.

Di lì ad un mese l’abitazione prese le sembianze di una casa vera e Peter si occupava interamente di sistemare le sue statue.

Prima di scendere nel grande giardino, la casa era circondata da grandi porticati e lui ci volle mettere qualche statua intera al posto degli orci fioriti e con accanto piante colorate. Poi si occupò del piano superiore, da dove poteva “occhiolare” molto bene la sua vicina brasiliana e salutarla con i suoi sorrisi migliori.

Una mattina decise che qualche busto poteva star bene anche nel sottotetto, così tanto per riconoscere da lontano la sua casa e per essere più vicino alla prosperosa vicina, che per il caldo, per le faticose faccende domestiche, e la stagione estiva, era sempre molto in libertà. Montò sul tetto, mentre Adeline, che continuava a brontolare perché la casa era troppo grande e i lavori per le pulizie toppo impegnativi, era uscita per commissioni.

Peter, con scarpe da ginnastica, torace con quinto bottone sganciato e petto villoso all’aria, saltava come un grillo sul tetto, finché, non se ne conosce la causa, un capogiro, un piede messo nel posto sbagliato, volò di sotto ritrovandosi disteso a pelle di leopardo nella terrazza al piano terra della brasiliana. Un operaio che si trovava lì per lavori ancora da terminare, sentendo un botto si voltò impaurito e vide l’agghiacciante scena.

In seguito ci fu una gran confusione per strada, sirene della misericordia, telefoni che squillavano, e quando Adeline rientrò vide il cancello della casa spalancato e l’ambulanza fuori. Imbambolata e frastornata, con la bocca spalancata e la borsa della spesa con la verdura che le usciva fuori, vide il povero Peter in una maschera di sangue che copriva il volto tumefatto. La donna svenne e portarono via pure Lei.

La casa rimase vuota per sei mesi. Quando Peter fece ritorno, non era certo lo stesso uomo; ma ancora vivo. Aveva la bocca leggermente spostata su una parte ed una grossa cicatrice alla tempia, camminava male e con l’aiuto di un bastone. Molto dimagrito e con l’aria persa. Adeline non aveva nessuna intenzione di ritornare in quella bella casa. Era stata chiara:

– Ci possiamo vedere, stare assieme, ma ognuno poi torna a casa propria. Non ho nessuna intenzione di fare la donna di servizio, nè tanto meno l’infermiera.-

A Peter venne spontaneo guardare la vetrata della brasiliana, ma pensando alle sue condizioni, si disse fra sé che i suoi bollori li avrebbe spenti in una doccia fredda o forse, purtroppo, non ne avrebbe mai più avuto bisogno, di fare la doccia, fredda intendo.

Poichè, comunque era sempre stato un uomo di spirito, pensò che in fondo gli rimanevano sempre le sue statue, ancelle dal fisico perfetto, che il tempo non avrebbe deteriorato, e che in fondo le avrebbe trovate sempre sode e soprattutto, non avrebbero mai messo sotto esame le sue prestazioni.

 

Un commento su “Il volo imprevisto”
  1. un nome, Peter, come in italiano Pietro o Piero o familiarmente Pierino…
    come si dice comunemente “un nome e il suo destino”…
    divertente questo racconto pervaso di sottile ironia che racconta l’avventura di un pierino punito.
    ciao
    anna

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