La storia di Fior-di-loto
(Un racconto sulla guarigione del cuore e la trasmutazione del dolore)
C’era una volta una bellissima donna, chiamata Fior-di-loto. Essa viveva nella sua tenda, in un villaggio indiano. Il suo più grande desiderio era di avere figli. E per questo ogni mattina all’alba e ogni sera al tramonto intonava canti sciamanici al dio del mare, Varuna, pregandolo di esaudirla. Il suono era così soave e leggero che le onde del mare si increspavano, adattandosi al suo ritmo. Poi lei danzava, fino all’alba o fino a che il sole scompariva dietro le colline e i boschi.
Il rituale era svolto in gran segreto. Gli abitanti del villaggio sembravano interessati solo ai commerci con mercanti forestieri e carovanieri. E inoltre l’accusavano di indifferenza verso la morte di suo padre, catturato e ucciso durante un assalto al villaggio. E spettegolavano che c’entrasse qualcosa con la follia di sua madre, che l’aveva portata alla morte.
Così Fior-di-loto crebbe selvaggia e solitaria, consolata dalle gioie della natura e dagli animali del bosco. Ma, un giorno, smise di credere che Varuna avrebbe esaudito il suo desiderio. E mentre, in lacrime, stava per lasciare il villaggio, un uomo a cavallo le si avvicinò. L’uomo le disse di essere un principe di una città lontana, ma Fior-di-loto si innamorò di lui, perché era robusto e selvatico. Infatti quel giorno stesso, come se fossero amanti da lungo tempo, si amarono e Fior-di-loto restò incinta. Purtroppo, però, l’uomo non era un principe, ma solo un codardo. E il giorno dopo, in cui aveva promesso a Fior-di-loto che l’avrebbe portata nel suo regno, scomparve. Fior di loto lo cercò disperata, ma poi si arrese.
Entrò nella sua tenda e quando non ebbe nemmeno più nemmeno occhi per piangere, qualcuno si affacciò. Era un ‘cercatore del vero’ così si definì il giovane piccolo e dall’aria pacifica, vestito di una tunica che lo copriva, lasciando scoperta una parte del torace. Chiese a Fior-di-loto dell’acqua e lei lo servì. Perché, nonostante il dolore, le persone forti non perdono mai la loro bontà e nobiltà d’animo. Ma quando lui ebbe bevuto, fece dei segni sul capo della giovane. E benedicendola, le conferì l’iniziazione, annunciandole che, d’ora in avanti, avrebbe guarito e salvato il suo popolo attraverso il dono della parola e del canto. Le annunciò, inoltre, che avrebbe avuto tre gemelli e che questi avrebbero governato il suo popolo, riportandolo agli ideali di natura. Ma la avvertì anche che avrebbe dovuto stare in guardia dal capo tribù, che l’avrebbe ostacolata in ogni modo, per via della sua brama di potere.
Fior-di-loto esultò di gioia alla notizia che Varuna aveva esaudito le sue preghiere e che avrebbe avuto dei figli. Solo le dispiaceva che fossero figli di un codardo. Tuttavia la gioia era infinitamente superiore e la sommerse. Per cui si ritrovò ad abbracciare quel giovane sconosciuto. Quando egli la lasciò, in virtù dell’iniziazione che aveva ricevuto, Fior-di-loto decise il da farsi. Sarebbe andata ogni sera dal capo tribù e gli avrebbe cantato la storia dei tre dei che avrebbero riedificato il tempio nel villaggio, riportandolo al suo splendore. Il capo del villaggio era un uomo rozzo e ingordo, ma fu affascinato dal canto di Fior-di-loto. Essa, infatti, lo ammaliò. E quando gli mostrò i suoi tre figli, dicendo che Varuna li aveva portati a lei dalle onde, perché li crescesse, egli non dubitò. Anzi, invitò tutto il villaggio per celebrare i futuri regnanti. Il popolo celebrò così i tre bambini. E decretò che, se un dio li avesse affidati a una donna, certamente ella doveva essere divina. Così i tre fanciulli crebbero, protetti dalla loro madre che divenne la sacerdotessa del villaggio, venerata come dea.
Ma una notte, mentre Fior-di-loto rifletteva sull’immenso dono che aveva ricevuto dal dio, provando un po’ di tristezza per l’imbroglione che l’aveva abbandonata, sognò il giovane che le aveva predetto il suo destino. Questi le disse di ordinare agli abitanti del villaggio di scavare in un punto preciso, ma null’altro. Al risveglio, senza dubitare, Fior-di-loto fece eseguire l’ordine. Fu così che emerse il Mukha Mantapan, un piccolo padiglione del tempio di Shiva e in seguito, il resto dell’edificio sacro. Quella sera ci furono danze e festeggiamenti. Ma soprattutto, avvenne la guarigione del cuore di Fior-di-loto, ferito dai tanti abbandoni. Perché, quella sera stessa, il dio Shiva in persona, conosciuto il suo amore, la prese con sé e lei capì chi era colui che aveva sempre cercato. E da allora, lei e il dio non smisero mai di danzare. E il villaggio tornò al senso del mistero e del sacro, retto dai suoi tre figli.
Commenti recenti