Il canangelo si chiama così, perché è un incrocio tra il cane e un angelo.
Di aspetto è simile al cane e può essere di diverse dimensioni. Il più grande raggiunge i 70 centimetri.
A differenza di tutti i suoi fratelli, è di un unico colore: bianco. Ha due macchie azzurre sulle spalle che ricordano il cielo.
Quando occorre, quelle macchie scompaiono lasciando posto a grandi ali colorate per salire, leggero come piuma, nel cielo.
Come i suoi fratelli cani mangia croccantini e vive nella casa dell’uomo.
2023
Dio discese sulla terra per radunare al suo cospetto ogni creatura: avrebbe dato una ricompensa alla specie che più si era contraddistinta in opere buone, dalla Creazione del mondo fino a quel momento.
“Dimmi, uomo, come ti sei reso utile per i tuoi fratelli?” Disse Dio, fissando lo sguardo verso un anziano con la barba bianca.
“Ho lavorato per sfamare i miei figli, ho aiutato i miei fratelli, gli anziani e i malati”…
A queste parole tutta l’umanità iniziò a elencare una lunga serie di opere buone svolte, almeno secondo il loro modo di pensare. Dio, però, indossava sulle labbra un sorriso amaro;
l’Essere Umano non era stato sempre così buono, come adesso proclamava d’essere, ma spesso si era reso protagonista di crimini assurdi verso i suoi fratelli, sfruttando addirittura il suo nome.
Non disse niente e continuò ad ascoltare cosa avevano da dire, mentre quel sorriso amaro si spegneva poco a poco, quando si rese conto che l’umanità non era per niente pentita e anzi, aveva addirittura il coraggio di mentirgli. Quindi alzò la mano al cielo e ordinò il silenzio.
Fu la volta degli animali.
“Ora ditemi voi, come vi siete resi utili per i vostri fratelli?”
Dal cielo si udì un grande ronzìo di insetti.
Le api risposero di aver lavorato per produrre il miele; le coccinelle si vantavano di quanti insetti si erano nutrite pur di non far morire le piante; le mosche, invece rimasero mute, non riuscendo a trovare nessuna cosa utile svolta per la terra – Dio apprezzò comunque la loro sincerità.
Quindi fu la volta del cavallo, il quale raccontava della fatica spesa per trasportare l’uomo quando ancora non esistevano le automobili.
Nel frattempo, ai piedi del Signore, se ne stava accucciato, tranquillo e buono, un cane dal pelo lungo e bianco con le orecchie ritte.
“E tu? Non hai nulla da dirmi?” Gli chiese Dio, accarezzandogli la testa.
“No Maestro, in realtà non so se io e i miei simili abbiamo mai fatto qualcosa per l’umanità, ma ogni azione l’abbiamo sempre compiuta per amore, senza mai pretendere nulla in cambio”.
Il volto del Signore fu rigato da alcune lacrime di commozione nel sentire l’umiltà del suo interlocutore.
La razza canina si era sempre comportata bene, tranne alcune volte dove era presente lo zampino dell’uomo.
Prese sulle sue ginocchia il piccolo cane e gli chiese:
“Qual è il tuo nome?”
“Mi chiamo Billy” rispose emozionato, nel conversare in modo così ravvicinato al proprio Creatore.
Poi Dio riprese a parlare alla folla.
“Vedete fratelli, oggi ho ascoltato ognuno di voi e ognuno ha detto la sua.
Di sicuro, però, da quando ho creato il mondo, gli animali, e soprattutto i cani, sono stati quelli che più si sono comportati meglio. Nessuno di voi possiede l’umiltà e l’innocenza di Billy e dei suoi simili ed è per questi motivi che ho deciso di donare la mia ricompensa a lui e a tutta la sua specie”.
La riunione terminò e tutti andarono via, molti di essi con aria delusa.
E mentre gli uccelli si innalzarono nuovamente in volo per ricominciare il loro dolce canto e allietare il mondo con esso, lo scorpione meditava vendetta. Bastò semplicemente un’occhiata del signore, che tutto sa e tutto vede, per fargli cambiare idea.
Accanto a Dio rimasero solo Billy e i suoi fratelli per ricevere la ricompensa.
“Ecco Billy, ho deciso di regalarvi dieci anni di vita in più e di darvi grandi ali, così da voi nascerà il canangelo!
Sarà simile a voi, sia fisicamente sia caratterialmente, ma in più gli saranno donate le ali e la capacità di leggere il futuro di chi vivrà al vostro fianco.
Ho soltanto una raccomandazione da farvi:
come per ogni cosa, anche di questi doni non dev’essere fatto abuso, quindi mi raccomando di usarli con parsimonia e non per vanità o diletto.”
I cani annuirono contenti e il Signore sapeva di potersi fidare di loro.
Ed è così, che dal cane nacque il canangelo, dal pelo bianco e morbido come la seta, con due macchie azzurre a forma di stella sulle spalle a ricordare il cielo.
Si narra che quando occorre, tali macchie scompaiono lasciando spazio a due grosse ali colorate, ma nessuno finora ha avuto la possibilità di vederle.
2133
Leila chiuse il libro di religione.
Aveva dieci anni e mancavano pochi mesi per la sua prima Comunione.
Non le sembrava possibile ciò che aveva avuto modo di leggere e si domandava se fosse possibile che tutto quello che aveva letto fosse accaduto soltanto centodieci anni prima.
È vero, anche lei in casa aveva un canangelo di nome Rudy, ma si chiedeva se davvero fosse stato creato in quel modo.
Le sembrava una cosa assurda che il suo Rudy, all’improvviso, potesse spiegare le ali e volare.
Era scritto in un libro di religione, ma credeva fermamente che si trattasse soltanto di una leggenda o di una favola scritta da un grande autore.
Mentre la piccola si poneva tali interrogativi, nella sua camera dormivano già la sua insegnante e le sue amiche di stanza Marta e Giada.
Anche lei s’infilò sotto le coperte: il giorno dopo sarebbe ritornata a casa.
La gita di tre giorni a Barcellona organizzata dalla sua scuola era oramai agli sgoccioli.
Nel pieno della notte le urla disumane della maestra la svegliarono.
L’odore acro del fumo quasi la soffocava.
Anche le sue amiche di stanza respiravano a fatica e gridavano aiuto.
Grosse lingue di fuoco attravessavano le pareti e a breve avrebbero raggiunto il suo letto.
La maestra svenne mentre stava cercando di dirle qualcosa.
Leila cercò di non perdere la calma e, a fatica, riuscì ad alzarsi dal letto.
Qualcuno gridava il suo nome e quello delle compagne, ma l’enorme nube di fumo provocata dal fuoco, le impediva di uscire dalla stanza.
Le loro gambe tremavano come foglie al vento, ma lentamente Leila si spinse dall’altro lato della camera e arrivò alla porta, ma questa non si apriva: fu tutto inutile.
Dall’altra parte c’erano le sue amiche vicino a una finestra.
Le avvicinò in fretta e in furia e decise con loro di calarsi dalla stessa per poter sfuggire alle fiamme, ma l’altezza e la paura del vuoto le fecero desistere.
A quel punto, persero completamente le speranze e si sedettero a terra, rassegnate e disperate.
Quella stanza dalle pareti celesti si era trasformata all’improvviso nella loro prigione, una prigione che le avrebbe portate alla morte.
A un tratto si udì un tonfo: era Rudy.
“Rudy, Rudy, ma come sei arrivato qui?, chiese Leila, tossendo e con un filo di voce.
“Non importa, se sai volare portaci fuori da qui!” aggiunse, piangendo.
Il canangelo si accucciò a terra e fece capire a Leila, Marta e Giada di salirgli in groppa, poi allargò le grosse zampe e con la coda, come fosse un lungo tentacolo, sollevò anche la maestra, ancora priva di sensi.
Una volta afferrati tutti, spiegò le grandi ali colorate e iniziò a volare oltre la finestra aperta prima.
I soccorritori, nel frattempo giunti sul posto, restarono sbalorditi nel vedere la scena.
Rudy non si limitò solo a rendere salva la vita della sua padroncina e di chi era presente nella stanza, ma aiutò anche tante altre persone.
Chi aveva assistito a questo bizzarro salvataggio, anche mesi dopo l’accaduto, continuava a chiedersi se quanto visto fosse stato realtà o sogno.
Leila no: non aveva alcun dubbio.
Quello era il suo Rudy che, per soccorrerla, aveva usufruito dei doni offerti dal Signore a lui e a tutta la sua razza, quando li proclamò Canangeli.
Oramai era più che certa dell’esistenza degli Angeli custodi e sapeva di averne anche uno sulla terra, al suo fianco, che non l’avrebbe mai lasciata da sola.
Una fiaba che sa di buono, come Te, come tutta la tua persona, una fiaba che fa sognare e pensare.
Anch’io ho un canangelo. Non l’ho mai visto al lavoro, con le sue ali aperte, però, ne conosco l’animo, la fedeltà e l’amore. Consiglierei, là dove fosse possibile, la crescita di un bambino affiancata ad un cane, con le ali o no, potrebbe essere un grande educatore.
Grazie, Lucia, per il tuo sempre, grande calore.
Sandra
5 stelle per questo bel racconto… una fiaba molto istruttiva e ben scritta… c’è da dire che io ho una predilezione per i cani (ho scritto diversi racconti sul tema) ma credo che anche chi non ama questi animali stupendi abbia la possibilità di apprezzare questo brano. Complimenti…
Per Sandra
Grazie per le tue belle parole, sono così belle che non credo di meritarle tutte.
Anche a me piace pensare che questi esserini capaci di tanto amore, continuino a essere accanto a noi sottoforma di angeli.
Io di Angeli ne avrei 3, anche se uno visse con me solo 5 giorni, quando avevo solo 6 anni, poiché morì cucciolo, probabilmente a causa di un veterinario che quel giorno non seppe fare il suo lavoro.
Un abbraccio.
Per Jack
Grazie anche a te per esserti fermato a leggere questa mia favola.
Chi mi conosce sa, che Anch’io amo gli animali e soprattutto i cani, forse perché ci amano, accettando i nostri pregi, ma soprattutto i nostri difetti.
Sarebbe bello poter leggere anche i tuoi racconti che hai dedicato a loro, sicuramente bellissimi.
È un po’ di tempo che non leggiamo fiabe.
Ne avevamo bisogno, perchè in esse ritroviamo la parte migliore di noi, quell’incitamento a migliorarci seguendo ideali…
Viviamo tempi bui in cui i mediocri e i malvagi spesso la fanno da padrone.
Sapere che i buoni sentimenti esistono è un gran conforto.
… E poi, sì. I nostri cani sono la parte migliore di noi.
Un abbraccio.
anna
Vero Anna, c’è tanto bisogno di favole o comunque di messaggi positivi.
Anch’io dico sempre che i cani sono la parte migliore di noi, anzi sai cosa dico?
Che forse Dio creò prima lessere umano, poi vedendo il risultato ha creato i cani o gli animali in generale, per darci l’esempio.
Ma cosa abbiamo imparato?
Se pensi che ci sono madri che gettano i loro figli e invece una cagnolina quando partorisce non fa avvicinare nessuno ai suoi cuccioli, fin quando non li ha svezzati: e questo è solo un piccolo esempio.
Grazie anche a te per esserci sempre.